lo spazio vuoto

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sabato 3 febbraio 2018

MURI

La parola MURO è diventata oramai nel linguaggio corrente sinonimo di confine, barriera, qualcosa che deve separare e tenere  lontano, al di là, qualcuno o qualcosa che non si vuole al di qua.
Un elemento architettonico che divide, separa, ostacola i passaggi, impedisce una visione più ampia, ma al contempo è percepito come elemento di protezione, di sicurezza. 
Non rappresenta più parte di un insieme articolato a fare una casa, uno spazio comune, un progetto desiderato di condivisione.
Si fa MURO sempre più spesso con le parole, nei pensieri, coi gesti, ci si contrappone l'uno all'altro erigendo MURI appunto, come se insieme, anche nella diversità di vedute, non fosse possibile costruire uno spazio comune di condivisione sociale e civica.
L'Europa è pervasa da muri, pochi reali, molti moltissimi ideologici e ideali. Il nostro stesso mare è stato trasformato in un MURO.
Eppure per tutti questi MURI che ci sentiamo crescere addosso, intorno, dentro, che spesso non vogliamo, e che invece a volte contribuiamo a erigere, ne esistono altri, dove la bellezza, pur nella sua caducità diventa strumento semantico di incontro, di speranza, di condivisione, di lavoro comune, di un cercarsi e ritrovarsi, che è segno vivo della natura umana. 
Questa mattina si è svolta, per il secondo anno consecutivo, la manifestazione MURI SICURI, nella zona di Roma che è a tutti gli effetti Tor Pignattara, anche se si trova a destra della via Casilina, andando verso il centro, mentre via di Torpignattara è invece a sinistra. 
La manifestazione è nata per sostenere la ricostruzione dei luoghi culturali colpiti dal terremoto del 2016 e vi hanno aderito 115 guide  turistiche di Roma, che autotassandosi, hanno consentito a due artisti, Diavù e Solo, di realizzare un'opera di street art, all'interno del quartiere. 
                                        Diavù al lavoro

              Il Muro di Solo in lavorazione, soggetto X-Men

La mia adorata amica e guida Marta, ci ha accompagnati all'interno del quartiere, tra via dell'Acqua Bullicante e via della Marranella, via Capua e Largo B. Perestrello, tra negozi, case, scuole, vita quotidiana, raccontandoci di come questo quartiere sia nato e quale vocazione, in conseguenza della sua formazione, abbia sempre manifestato.
Il quartiere, per chi non lo conosce, ha una storia abbastanza recente. È solo dalla fine degli anni 20' che entra a far parte a pieno titolo, ovvero attraverso una delibera comunale, del territorio di Roma, essendo fino allora considerato spazio extraurbano. 
Prima di quella data, tuttavia la zona era stata interessata da un fenomeno migratorio intenso, che portava artigiani e contadini dalle colline laziali a cercare, prima di vendere i propri prodotti, poi definitivamente a stabilirsi qui. 
Le condizioni di vita erano estremamente precarie, chi veniva si costruiva da sé baracche, ricoveri di fortuna, non c'erano fognature e il fosso dell'Acqua Bullicante, o Marranella, fungeva da fogna a cielo aperto. 
L'inserimento all'interno del territorio di Roma significò dunque una prima fornitura di servizi, in primis luce, acqua e un sistema fognario. E poi subito dopo l'edificazione di alloggi ad opera dell'Istituto Autonomo per le Case Popolari. 
Durante il fascismo il quartiere divenne centrale nella lotta di liberazione di Roma dai nazi-fascisti, trovandosi in una posizione strategica per l'accesso diretto al fronte di guerra di Cassino. Testimonianza ne sono le numerose pietre d'inciampo dislocate lungo del vie, ultima delle quali posata in via dell'Acqua Bullicante 137, nel dicembre scorso, e dedicata al giovane partigiano Giordano Sangalli, morto combattendo in Sabina.
Due altri momenti contraddistinguono in modo significativo la storia del quartiere e ne denotano il suo carattere: il boom edilizio degli anni 70', frutto di un successivo fenomeno migratorio interno, e il nuovo, oramai non più tanto recente, ripopolamento, frutto questa volta delle migrazioni extra-comunitarie che ben conosciamo. 
La comunità extra-comunitaria più numerosa è rappresentata dai bengalesi, ma consistenti sono anche quelle  peruviane, rumene, cinesi, filippine e nordafricane. 
La vocazione di questo quartiere è sempre stata quella dunque di convivere fianco fianco con tradizioni, storie, culture differenti, divenendo nel tempo un modello di integrazione vivo e vitale.
Ma questo non è che un verso della medaglia, che non restituisce la complessità della convivenza multietnica, in condizioni economiche difficili e nel grave stato di abbandono ad opera delle istituzioni. È un quartiere estremamente complicato ma non di meno ancora vitale grazie al fermento culturale resistente di associazioni e cittadini che continuano a seminare cultura e bellezza.

   Diavù, ex-cinema Impero, via dell'Acqua Bullicante 121, Anna Magnani, realizzato insieme ai ritratti di Mario Monicelli, Pier Paolo Paolini e i fratelli Citti, per la riapertura del cinema, marzo 2014
          Diavù, ex-cinema Impero, Pier Paolo Pasolini, Marzo 2014

Basta alzare lo sguardo e camminare in cerca di MURI: sono quelli che hanno attirato nel corso di questi ultimi anni street artist italiani e stranieri con interventi di una bellezza davvero straordinaria. 

              Jeff Aerosol, 24 maggio 2014, via della Marranella

E sono quelli che hanno portato giornalisti, che hanno raccolto attorno a un progetto collettivo, le famiglie di interi palazzi, palazzi anch'essi multietnici, per trovare la formula e contribuire alla realizzazione di un MURO, che fosse quella di prendere in mano secchio e scopa, o quella di dare un contributo economico. 

                         Etnik, via Perestrello, Marzo 2015

È attorno a questo progetto artistico che la comunità, o meglio le comunità, si sono ritrovate, dimostrando, come se fosse necessario, che abbiamo bisogno di vivere e convivere con la bellezza, una bellezza che esprima nei segni artistici, il senso di un estetica che è anche etica, e che possano narrare al mondo chi siamo, dove stiamo andando e perché.

              Carlos Atoche, via della Marranella, 26 aprile 2015
              Jeff Aerosol, Via della Marranella, 24 maggio 2014

Non solo, attorno e grazie ai MURI sono cresciute e divenute poli culturali due gallerie, la Varsi e la Wunderkammer, che in alcuni casi hanno sponsorizzato le opere e ospitato le mostre degli artisti. 
I Muri, tutti autorizzati dal Comune, hanno messo in relazione artisti, cittadinanza e istituzioni, in una rete di relazioni generative e dialoganti. Un successo enorme in un tessuto urbano e sociale difficile. I problemi tanti e gravi restano, eppure questi Muri ci dicono che la bellezza non solo è possibile, ma è desiderata, cercata, rispettata e necessaria. 

              Etam Cru, Via L. Pavoni 178, 10 ottobre 2014

Grazie di cuore a MuriSicuri per questa iniziativa e a Marta per la storia che ci ha raccontato,  e per tutte le storie che sono linfa vitale dei nostri incontri. 
MuriSicuri quest'anno devolve l'intero ricavato della manifestazione per la ricostruzione dei luoghi culturali di Matelica.

Allego alcuni link utili per saperne di più sugli artisti e sul quartiere: 












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